Dalla rivista diocesana Fiaccolina riportiamo la presentazione del nostro gruppo chierichetti e l’intervista ai cerimonieri.
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Siamo il gruppo chierichetti della parrocchia di San Pier Giuliano Eymard di Milano in zona Baggio.
Non siamo un gruppo molto numeroso, siamo 18 chierichetti più i nostri cerimonieri: Matteo, Gianfranco, Diego, Adele e Matilde.
La nostra è una parrocchia piccolina al confine sud-ovest di Milano, ma anche se siamo pochi ci piace cercare di garantire un servizio liturgico bello e festoso a tutte le sante Messe della nostra parrocchia, dalla vigilare del sabato all’ultima della sera di domenica, grazie anche ai turni di servizio che i nostri cerimonieri preparano mensilmente.
Siamo in pochi, è vero, ma sempre pronti ad accogliere chiunque si voglia unire al nostro gruppo dopo un breve percorso di formazione che i cerimonieri tengono personalmente e che si conclude con un piccolo esame e con il diploma da chierichetto.
Insieme a noi c’è il parroco P. Federico Zappella e il nostro assistente spirituale P. Valerio Valeri, che con i cerimonieri organizzano le riunioni in cui mensilmente ci ritroviamo per pregare, imparare cose nuove sulla liturgia e divertirci insieme. Da maggio, dopo la sospensione dovuta alla pandemia, abbiamo ripreso anche i momenti conviviali con la cena insieme chierichetti e genitori. Un altro bel modo per ritrovarci, conoscerci meglio e crescere come amici.
Matilde, Adele siete le new entry del gruppo cosa vi ha spinto a farne parte?
Matilde: Diventare cerimoniera è stata una grande sfida. Sono sempre stata molto timida, ma svolgendo questo ruolo nel gruppo sto provando a mostrare un po’ del mio carattere e a prendere decisioni con più sicurezza. Per me diventare cerimoniera è stata una richiesta di disponibilità, una “chiamata” a cui ho voluto rispondere mettendomi in gioco.
Adele: Quando ho iniziato a frequentare la Messa i miei genitori mi hanno detto che quando si fa parte di una comunità, bisogna essere parte attiva. L’occasione di diventare cerimoniera si è presentata alla fine del 2020. Accettare è stata una decisione difficile perché non credevo di essere in grado di gestire il servizio di una messa, di ricordarmi i compiti, di seguire i chierichetti, però, grazie all’aiuto, alla vicinanza, all’incoraggiamento e alla fiducia degli altri cerimonieri, ce l’ho fatta e sono riuscita ad essere parte attiva della mia comunità.
Matteo, Gianfranco, Diego voi invece siete cerimonieri di lunga data: cosa vi spinge a continuare il servizio?
Matteo. Sono cerimoniere dal 2004. In questi anni ho visto cambiare diversi sacerdoti ognuno con una sua visione sulla liturgia; quello che veramente mi spinge a continuare sono i chierichetti e i giovani cerimonieri per cercare di trasmette ciò che ho imparato. Mi piace vedere la gioia, la passione, l’impegno che ci mettono, la voglia di imparare cose nuove per fare il servizio al meglio.
Gianfranco: L’esame cerimonieri che ho svolto quando frequentavo la prima superiore mi ha aperto al mondo del servizio. È un bell’incarico occuparsi della liturgia ed essere punto di riferimento per i più piccoli, facendoli crescere anche nel contesto di comunità cristiana. Grazie al mio compito ho potuto interagire con tante parrocchie diverse, conoscendo cerimonieri in gamba che sono diventati punti di riferimento per migliorare dove possibile e proporre cose nuove. Molto importante è pure il servizio all’altare che svolgo aurante le celebrazioni nel Duomo, grazie alla “san Galdino”, comunità di ragazzi a partire dai 16 anni e adulti.
Diego: Nei miei sei anni di servizio, prima da chierichetto poi da cerimoniere, ho imparato molto, ma quello che sicuramente mi ha colpito da subito è stata l’organizzazione, ovvero come ogni particolare del servizio sia studiato a tavolino, nei tempi e negli spazi e, a volte, necessiti anche di una prova precedente alla celebrazione. Da cerimoniere poi la cosa si complica, perché non devi più rispettare quei tempi e quegli spazi ma darli.
Fiaccolina – Rubrica Eccoci Qui – Anno LXXVII n 8/9 Agosto/Settembre 2022